Sicuramente tutti hanno visto, almeno una volta, uno di quei video con i cani che ululano quando sentono un particolare tipo di musica o accompagnano nel canto (spesso facendo una performance migliore) il proprio amico umano.
Cosa “sente” un cane quando ascolta della musica?
Di fronte a quelle immagini ci chiediamo sempre quali siano le emozioni o le sensazioni che il cane prova nell’ascoltare la musica. Quello che arriva alle sue orecchie è un suono come tutti gli altri o riesce a percepire la differenza delle armonie e dei toni?
Sappiamo che, oltre al linguaggio del corpo, il suono con le sue modulazioni di tono e volume è una parte importantissima della comunicazione del cane, sia con noi che con i suoi simili; si pensi solamente a quanti tipi di vocalizzazioni il cane può mettere in atto durante la sua vita e in determinate situazioni (il ringhio, i vari tipi di abbaio, l’ululato, l’uggiolio, etc.). In fin dei conti la musica e il canto possono essere per lui un “abbaio un po’ più complesso”.
Quando Korsakov scrisse “il volo del calabrone” non fece altro che tradurre in musica il ronzio dell’insetto, e Mozart fece un’operazione simile nel far dialogare Papageno e Papagena proprio come due uccelli.
Il cane può considerarsi un maestro al pari di questi musicisti perché il suo ululato altro non è che un’imitazione del suono che ascolta, soprattutto se proviene da uno strumento a fiato come un clarinetto o magari anche da una canzone, comunque qualcosa che emetta un suono acuto e prolungato simile ad un ululato. Certo in questo caso il nostro cantante a quattro zampe non ulula solo per sfoggiare le sue doti canore, ma soprattutto perché l’ululato è una vocalizzazione che esprime al meglio la volontà di far parte di quel gruppo sociale, è uno dei classici segnali di aggregazione dei canidi.
Ma quali sono le emozioni che prova un cane ascoltando la musica?
Come noi si commuove, si carica o gli viene voglia di “pogare” con gli altri cani con un pezzo di power metal?
Forse non ci crederete ma è un critico abbastanza severo e dai gusti un po’ raffinati: adora ascoltare musica classica e non gradisce molto il rock, ma la cosa a cui non rinuncia è godersi il potere rilassante della musica.
Da studi recentissimi di Bowman e colleghi (ma anche in altri studi precedenti) è stato dimostrato che gruppi di cani in canile, certo una delle condizioni di vita più dure, trovavano nella musica classica un mezzo per alleviare lo stress molto più che con altri generi che andavano dal pop al soft rock, anche se, bisogna dirlo, la differenza non era così grande; i maschi riuscivano a rilassarsi anche di più rispetto alle femmine e per entrambi i sessi servivano 5 giorni circa per raggiungere il massimo effetto relax con la stessa serie di brani (quindi occhio alla playlist!).
Questo ci permette di utilizzare la musica come “arricchimento ambientale”, cioè un mezzo per aiutarli a rilassarsi in ambienti che possono creare disagio (il canile, la sala d’attesa del veterinario, etc.), ma anche come antistress in situazioni di paura o pericolo.
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